Spesso capita, fermandosi davanti alla vetrina di una pasticceria o sfogliando una rivista di cucina, di rimanere incantati da quello che si vede. Se ne immagina il profumo e il sapore e, inevitabilmente, viene l’acquolina in bocca. Questo perché mangiare non vuol dire solamente riempire lo stomaco per sentirsi sazi, ma è un’esperienza che va ben oltre e attiva diversi dei nostri sensi, compresa la vista. Non a caso sono proprio gli occhi i primi ad essere coinvolti davanti ad un piatto che ci viene servito. I colori, la forma, l’impiattamento, sono tutti fattori che stuzzicano il nostro appetito. Per chi si occupa di ristorazione di livello come Bastianelli dal 1929, ogni fase delle preparazione di un piatto ha la sua importanza. Una di queste è la composizione di quest’ultimo dal punto di vista cromatico. Un procedimento che va eseguito con sapienza perché ogni alimento ha un colore che lo identifica.
Nel corso della vita infatti si impara ad associare un determinato ingrediente con uno specifico colore. Questo accostamento è quasi istintivo nella nostra mente e da qui l’importanza di sapere giocare con i colori in cucina. L’impatto del colore sulla degustazione è strettamente legato al sapore e al profumo. La sperimentazione è certamente una delle chiavi più interessanti nella cucina, ma la vera arte sta nel creare dei colori accattivanti per l’osservatore, ma che non si discostino troppo da quelli originali dell’alimento utilizzato.
Poi si può giocare sulla tonalità e l’intensità, la saturazione, la torbidità e opacità. Mangiare è uno dei piaceri della vita, mentre cucinare è una delle attività più versatili e aperte alla creatività, tenendo presente che i colori determinano reazioni positive o negative in chi li osserva. Nel combinare i colori nella preparazione e presentazione di un piatto, si influenza inevitabilmente il senso della fame e l’umore del commensale. Un vera e propria arte della cucina, che può dare un rilevante valore aggiunto al piatto proposto.